Donne alla guida, migliori o peggiori degli uomini? Perché si parla ancora di questo stereotipo?

La questione è dibattuta, ma conosciamo tutti il famoso proverbio “Donna al volante pericolo costante”. Molti enti si sono concentrati con studi e indagini specifiche su questo argomento per andare a fondo della questione. Scopri cosa è emerso dalle indagini.

È capitato a ciascuno di noi di sentir dire – o di dire, ammettiamolo! – di fronte a un veicolo che blocca la circolazione o che per effettuare un parcheggio ci fa attendere più del dovuto: “Sarà una donna!”. Esiste anche la versione “Sarà un pensionato”, ma questa è un’altra storia. Pensare che se la manovra è maldestra al volante debba necessariamente esserci una donna è più comune di quel che si crede. Ma da cosa nasce questo modo di pensare?

Secondo l’immaginario collettivo la guida è un’attività che “riesce meglio” agli uomini. Quando ci visualizziamo un “tassista”, un “camionista”, un “autista”, automaticamente il nostro cervello produce l’immagine di un uomo al posto di guida. E, nelle coppie, quando ad uscire insieme sono un uomo e una donna, è più frequente che sia la donna a occupare il posto del passeggero.

Ci sono davvero azioni, attività, lavori che “riescono meglio” agli uomini piuttosto che alle donne o al contrario alle donne invece che agli uomini? Il discorso sarebbe ampio. Facciamo il caso della guida, per circoscrivere all’argomento che ci interessa da vicino.

Secondo le statistiche, 4 donne su 10 dopo aver conseguito la patente effettuano l’attività di guidare solo sporadicamente, quando non rinunciano del tutto al condurre in prima persona un veicolo. Non sono tante, ma non sono neanche poche. L’origine di questo è da ricercarsi in un tuttora differente assetto dell’educazione per quanto riguarda i maschi e le femmine. Sembra quasi uno sproposito dirlo nell’era delle pari opportunità, ma certi retaggi, radicati da secoli e millenni, esercitano la loro influenza ancora oggi.

È socialmente più accettato che i maschi si scatenino, giochino in maniera molto fisica e corporea, imparando subito a muoversi nello spazio e ad apprendere velocemente le correlazioni di azione-reazione circa ciascun loro spostamento: dalla spinta data a un compagno di gioco, alla valutazione di fattibilità per un salto giù da un muretto.

Per il semplice fatto che, in accordo a un carattere generalmente meno irruento, le femmine prediligono attività di gioco più legate alla forma dialogica e narrativa che fisica e corporea, di solito arrivano a percepire il proprio posto nello spazio più tardi, con lo sport o proprio con il primo approccio alla guida. I maschi inoltre denotano un interesse più spiccato per tutto ciò che è tecnico e pratico, avvicinandosi specie durante l’adolescenza ad attività come smontare e rimontare oggetti e dispositivi, modificare piccoli mezzi di trasporto come biciclette e motorini, entrando in contatto in questa maniera sperimentale con elementi di meccanica e di elettronica che poi tornano a loro vantaggio nel rapporto con il veicolo e nella gestione di un mezzo proprio, dalla guida alla manutenzione.

Se sei una lettrice confessa, anche tu avrai trovato stupidissima e priva di significato la fatidica frase “Ascolta il motore!”, “Senti i giri, quando è il momento di cambiare te lo dice la macchina!”. Per non parlare dell’esatto suono che fa la frizione quando “chiede” di essere staccata. Assurdo! Ma per un uomo, “ascoltare il motore” è l’ABC.

Le donne, in ogni caso, tendono a considerare la guida più come un fatto circoscritto: accendere, mettere in moto, partire, arrivare. Per tutto l’aspetto di cura, manutenzione e gestione – tolta la pulizia dell’abitacolo e della carrozzeria – ci sono i meccanici e le officine. È chiaro che, come tutti i discorsi tesi a raccogliere una tendenza, non considera casi particolari, eccezioni, controtendenze, che rappresentano un dato di realtà effettivo e indubbio. Ci sono donne abilissime nella guida e dallo spiccato senso pratico, donne motocicliste, donne meccanico, donne astronauta (l’italiana Samantha Cristoforetti!), donne pilota di aereo, di macchine sportive e chi più ne ha più ne metta. Perciò, allontana qualsiasi pensiero discriminante o appartenente al luogo comune, in questo articolo stiamo facendo proprio il contrario.

 

 

Allora, perché le donne “guidano male”? Ma soprattutto, è vero?

Secondo alcune indagini le donne amano di meno la guida, ovvero non caricano questa azione di significati come invece fanno gli uomini, per i quali guidare “bene” e conseguire la patente è uno status. Pare che gli uomini vivano la guida come una realizzazione di sé, come un’espressione di “saper fare”, e per questo si impegnano ad acquisire nel minor tempo possibile tecniche e trucchi che possano consentire loro di essere considerati guidatori esperti. Altro aspetto a cui gli uomini sarebbero molto sensibili, a differenza delle donne, è l’acquisizione della velocità. Saper condurre un veicolo sportivamente in maniera scattante e fluida sembra molto importante per la componente maschile, e incentiva gli uomini a conquistare in fretta questa competenza.

Per una percentuale ampia di donne invece, il rapporto con la guida è influenzato da una insicurezza iniziale, che nella migliore delle ipotesi viene vinta solo in seguito. L’origine del proverbio “Donna al volante pericolo costante”, totalmente infondato oltre che discriminatorio, si poggia su questa insicurezza, che vede le donne più in difficoltà con certi aspetti della guida come alcune tipologie di parcheggio e le manovre di precisione. Ma le radici profonde di questo, come vedremo meglio in seguito, sono da ricercare nelle differenze strutturali e culturali tra le attitudini ancestralmente sviluppate dagli uomini e quelle sviluppate dalle donne, appartenenti a due aree complementari ma opposte della vita.

Infatti, sin da tempi primordiali, l’individuo di sesso maschile ha sviluppato con la caccia e la guerra doti afferenti alla concentrazione su un singolo obiettivo, uno per volta e cruciale, e per forza di cose ha imparato a privilegiare la performance (la riuscita era questione di vita o di morte). L’individuo di sesso femminile invece, per il fatto di dover vigilare sulla prole e proteggerla svolgendo nel contempo attività di cura dell’ambiente domestico, ha sviluppato doti di che oggi potremmo definire “di multitasking”: attenzione diffusa sull’ambiente anziché diretta all’obiettivo, e capacità di svolgere più attività contemporaneamente.

Mentre per guidare non occorre essere più prestanti fisicamente o più veloci, qualità che spesso sono attribuite più agli uomini, è però fondamentale la concentrazione. Una possibile spiegazione del diverso approccio di uomini e donne alla guida potrebbe essere proprio nelle due diverse tipologie di attenzione che i due generi, maschile e femminile, hanno sviluppato storicamente.

 

 

Componente emotiva

Questo per quel che riguarda le spiegazioni “storiche”. Ma nell’approccio alla guida come sappiamo gioca un ruolo fondamentale anche la componente psicologico-emotiva. Noi di Formula Guida Sicura, e anche tu che ci leggi, lo sappiamo: la parte più importante nella guida è il conducente!

Hyundai si è rivolta all’Università di Londra e all’analista comportamentale Patrick Fegan per realizzare il test “Driving Emotion Test”, capace di misurare le emozioni alla guida, utilizzando un campione di 1000 persone. Tramite una tecnologia in grado di rilevare battito cardiaco ed espressioni del viso è emerso che le automobiliste sono in media più coinvolte emozionalmente degli automobilisti, e che il 12% in più di donne manifesta maggiore nervosismo in risposta a quello che accade durante la circolazione stradale: perciò, visto che a guidare da nervosi si guida male, ma è emerso che gli uomini si preoccupano meno, e questa è un’altra possibile spiegazione della diffusione del pensiero comune secondo cui le donne guidano peggio.

L’altra cosa da tener presente, è che nella guida l’essere umano cala la propria personalità e la propria componente istintiva, anche quando un individuo è capace di molto autocontrollo: negli uomini è più sviluppato l’istinto di “attacco”, nelle donne il senso di “difesa”. Ecco perché è stato provato che la componente femminile presenta una sensibilità al rischio più spiccata, un “senso di pericolo” che tiene le automobiliste in perenne allerta (generando insicurezza), mentre la componente maschile presenta una guida più impulsiva (che genera imprudenza).

Volendo entrare nel dettaglio psicofisico, anche estrogeno e testosterone hanno il loro peso nella guida: l’estrogeno (donne) agisce sulla zona del cervello che presiede all’apprendimento e al controllo, il testosterone (uomini) influenza l’area afferente all’ardimento e al rischio, di qui una maggiore impulsività.

Senso dell’orientamento e senso di relazione

Altri due elementi molto importanti per la guida – che si declinano differentemente per il genere femminile e il genere maschile – sono il senso dell’orientamento e il senso di relazione. Partiamo dal secondo: è quella capacità di agire in maniera integrata in un sistema, badando al proprio interesse e nel contempo alle azioni del “branco”. Questa capacità, molto sviluppata negli uomini, permette loro di apprendere in maniera più intuitiva come integrarsi nel traffico. Di qui il pensiero che alla guida la donna tenda a sottovalutare l’effetto delle proprie azioni sulla circolazione stradale, e quindi a “intralciare il traffico”. In realtà, anche se le eredità genetiche e sociali hanno il loro influsso, sappiamo benissimo che a bloccare la circolazione sono semplicemente le persone disattente quando non addirittura imprudenti o ignare dei comportamenti sicuri da tenere e delle norme del Codice della strada, indipendentemente dal loro genere!

Per quanto riguarda il senso dell’orientamento, invece, si evidenzia che con più frequenza siano le automobiliste a chiedere informazioni stradali – gli automobilisti si fanno un punto d’onore di non chiedere aiuto a nessuno! –, a causa di una più recente conquista della libertà di movimento: i maschi hanno alle spalle secoli e millenni di esperienza da girovaghi solitari, tracciatori di rotte, esploratori e navigatori, e sono educati a sapersela cavare da soli più spesso che le femmine, che per un sacco di ragioni sia sociali che culturali sono storicamente state abituate ad essere sedentarie, “scortate”, e al limite a muoversi in gruppo.

 

 

Gli studi ci dicono inoltre che l’utilizzo dell’auto da parte delle donne è spesso legato a tragitti più brevi e conosciuti – ad esempio il percorso casa-scuola, casa-lavoro –, cosa che non consente di mettere alla prova il senso di orientamento.

Decisionalità

Talvolta il mancato utilizzo del senso dell’orientamento induce l’automobilista a temere un percorso ignoto, e dunque a manifestare indecisione. Abbiamo già visto che l’insicurezza è più frequente nelle donne, che sono inoltre generalmente più riflessive della loro controparte maschile: ciò si traduce nel fatto che spesso alla guida la decisionalità è più immediata negli uomini. Perciò, sembrerebbe che i guidatori siano in grado di prendere decisioni rapide reagendo agli stimoli della strada più che le guidatrici, indipendentemente dal fatto che questa decisione rapida sia buona o cattiva!

Secondo un esperimento portato avanti dalla dottoressa tedesca Wolf, alla richiesta di effettuare un parcheggio non semplice, su 66 partecipanti di ambo i generi è stato rilevato che i partecipanti donna impiegavano nella manovra in media 20 secondi in più.

Altre ricerche, come quella effettuata dall’Agenzia dei trasporti britannica e quella degli australiani Allan e Barbara Pease, hanno rilevato che alle donne riescono più complicate le manovre di parcheggio, e che denotano una minore capacità di utilizzo dell’intelligenza spaziale, cioè la capacità di pensare in tre dimensioni, cosa che influisce sui maggiori tempi di decisione.

Differenze di guida effettive tra uomo e donna

Molti esperti, riferendosi alle statistiche rilevate e agli studi sul comportamento alla guida, sono arrivati alla conclusione che – sempre senza generalizzare – uomini e donne fanno spesso un diverso utilizzo del veicolo, e manifestano stili di guida diversi. I doveri e le attenzioni da prestare in ogni caso restano gli stessi! La sicurezza alla guida è importante a prescindere dalle nostre attitudini, particolarità e preferenze, per questo dobbiamo potenziare le nostre eventuali carenze attraverso una corretta formazione.

Al di là di facili e fuorvianti semplificazioni, è vero che spesso gli uomini guidano per più km e per più tempo rispetto alle donne, e che, come abbiamo visto sopra, hanno accesso e dimestichezza con i veicoli a motore da più anni per il fatto di avvicinarsi prima a questo settore. Senso dell’orientamento, maggiore allenamento alle traiettorie e alle distanze, e impulsività che porta a prendere decisioni in tempi più rapidi, hanno contribuito a creare nell’immaginario collettivo il gap tra uomo e donna per quanto riguarda la guida.

Tutti gli input dati vanno contestualizzati. Potremmo parlare per ore di casi che contrastano con quanto finora descritto. Quello che sembra essere provato, come reale differenza alla guida tra i due generi, è l’approccio ad un ostacolo/pericolo: mentre gli automobilisti, abituati all’assunzione di rischio e facilitati dall’impulsività, tendono a reagire in modo da liberarsene il più velocemente possibile (deviando la traiettoria, anche accelerando se necessario), le automobiliste denotano un utilizzo più frequente del pedale del freno, ovvero la reazione esattamente opposta. A questo tipo di reazione, di prudenza, concorrono sia la maggiore riflessività, che evita le valutazioni immediate, sia il più elevato senso del pericolo, sia quel senso di insicurezza alla guida che porta il genere femminile a tenere di norma una velocità meno elevata al volante.

 

 

Meglio rischiare e ottimizzare i tempi liberandosi dell’ostacolo velocemente? Meglio ridurre l’andatura, frenare, e allungare di conseguenza i tempi di percorrenza? Nel primo caso si potrebbe rischiare di uscire di strada, di impattare in un veicolo che marcia in senso opposto (come in una manovra di soprasso pericolosa, per intenderci), nel secondo caso si potrebbe rischiare di essere tamponati dal veicolo che ci segue… Non c’è giusto o sbagliato, c’è di far prevalere il buon senso in ogni situazione e scegliere di volta in volta il comportamento più sicuro per sé e per gli altri.

Alla guida, ci sono moltissime variabili da tenere in considerazione, ecco perché guidare non è un’attività neutra. Prendiamo il sopracitato sorpasso, solo per fare un esempio. Chi guida deve per sorpassare prestare attenzione e valutare contemporaneamente:

  • velocità del veicolo davanti
  • velocità del proprio veicolo
  • andatura dei veicoli che seguono
  • condizioni del fondo stradale
  • condizioni di visibilità
  • traiettoria da seguire a seconda dell’andamento della strada
  • presenza di veicoli nel senso opposto di marcia, loro distanza e velocità di avanzamento

 

Se solo a leggere questo elenco sei andato/a in ansia da prestazione, ora hai più chiare le motivazioni per cui talvolta di fronte a una manovra che implica tutti questi controlli simultanei viene scelta la prudenza, soprattutto se l’assetto mentale del guidatore è già orientato ad una guida più riflessiva che impulsiva, o se vi è un’incertezza delle proprie capacità che spinge quindi a tenere un basso profilo piuttosto che lanciarsi in trovate spericolate.

Anche immettersi nella circolazione a partire da una strada privata o poco trafficata è un buon indicatore, come la predilezione per il freno o per l’acceleratore, delle differenze di massima tra lo stile di guida della maggior parte delle donne – improntato alla prudenza – e quello della maggior parte degli uomini – improntato all’irruenza.

Al di là di queste differenze di approccio, per tutti la sicurezza alla guida è sempre incrementabile grazie alla pratica, e alla consapevolezza. Essere consapevoli di sé, del proprio stile, dei propri errori e delle aree in cui siamo più fragili o più carenti è fondamentale per aumentare il nostro livello di sicurezza alla guida.

 

 

Ma quindi, chi guida meglio?

Incidentalità

Secondo la rivista francese AutoPlus, basandosi sull’ultima ricerca realizzato in Belgio dal Vias Institute, le donne sono percentualmente meno coinvolte negli incidenti stradali ed hanno meno spesso torto, proprio per il fatto di avere una guida più cauta, sono coinvolte in incidenti meno gravi e in qualità di conducenti comportano la metà del tasso di mortalità rispetto ai conducenti uomini. In numeri, il Centro Studi Continental ha rilevato che considerando gli incidenti in cui la responsabilità è del guidatore, le donne causano il 26% dei sinistri, mentre gli uomini il restante 73,4%, dato confermato anche in uno studio effettuato sul quinquennio 2012-2016 che ha considerato il numero di auto immatricolate ed età e genere del proprietario.

Perciò, stando semplicemente ai numeri, la guida del genere femminile risulta più coscienziosa pur essendo caratterizzata da minori competenze specifiche, mentre la guida del genere maschile appare più frequentemente comprendere anche infrazioni e mancato rispetto di divieti e limiti di velocità, anche se il dato va rapportato al maggior numero di km tendenzialmente percorsi dagli uomini.

Sanzioni e rispetto delle regole

Infatti, proseguendo con la carrellata di numeri, 2 su 3 automobilisti multati per infrazione sono uomini, e statisticamente la probabilità che un uomo si metta al volante dopo aver assunto alcol è di 4 volte superiore rispetto alle donne. Se si sta ai dati sull’incidentalità stradale in relazione all’abuso di alcol e ai dati rilevati dopo un sinistro, solo il 5% delle guidatrici al volante avevano oltrepassato il limite consentito, contro l’11% dei guidatori.

In quanto a rispetto delle regole e sanzioni, parrebbe che “Donna al volante cautela costante”: la tendenza a non mettersi volontariamente in situazioni di rischio alla guida abbatte drasticamente il numero di incidenti causati. E questo non può che diminuire il tasso di pericolo!

Assicurazioni

Anche i dati raccolti dalle compagnie assicurative rivelano che in fatto di sinistri di grave entità vi sono più responsabili di genere maschile che femminile. Il tasso di rischio assoluto privilegia le donne sul podio di “miglior guidatore”, il tasso di rischio per chilometro privilegia gli uomini. Essendo in percentuale meno coinvolte negli incidenti e avendo più spesso ragione in caso di sinistro, a livello assicurativo le automobiliste sono più vantaggiose, in quanto meno pericolose.

In Italia, secondo i dati delle assicurazioni, i conducenti maschi provocano il 15% di sinistri stradali in più. Questo a causa della maggiore propensione maschile a violare le norme stradali, contro l’attitudine femminile a evitare comportamenti rischiosi o scorretti.

 

 

Hai le idee un po’ più chiare sul perché è nato il famoso proverbio e su come stanno le cose?

Esperienze dirette

Per arricchire il quadro abbiamo fatto 4 semplici domande a 4 donne e ragazze, Serena, Simona, Chiara e Martina, che professionalmente appartengono al settore della guida, e che hanno condiviso il loro interessante punto di vista.

  • Secondo te ci sono differenze nella guida tra gli uomini e le donne?

Serena: – Non ci sono differenze nella guida tra uomo e donna se si parla di azionare comandi e schiacciare pedali, esistono differenze influenzate da stereotipi e atteggiamenti. La donna è notoriamente più timorosa e a volte presa da talmente tante incombenze tra il lavoro e la vita privata (soprattutto se ha una famiglia) da avere una guida distratta da mille pensieri. Gli uomini, dalla loro parte, hanno statisticamente più ore al volante rispetto alla controparte femminile, il che li rende sicuramente più disinvolti nell’arte della guida.

Simona: – Oggi le differenze si sono attenuate, visto che sia l’uomo che la donna viaggiano spesso, soprattutto per lavoro. Diciamo che per l’uomo rimane comunque anche un’affermazione delle proprie capacità. La donna ha bisogno dell’auto ma solo una percentuale minima sente la necessità di “padroneggiare” ogni risvolto del comportamento di un’auto.

 

 

Chiara: – La prima differenza che mi viene in mente è che gli uomini sono molto più sicuri di sé e del loro modo di guidare, a volte troppo sicuri, tanto da dover sentire dalla propria moglie/compagna la solita frase: “Hai visto? Te l’avevo detto”. Le donne solitamente sono più prudenti, ma quando si trovano in una situazione di pericolo reagiscono forse con meno prontezza rispetto a un uomo.

Martina: – Sicuramente non si può fare di tutta l’erba un fascio. Le donne statisticamente hanno una media più bassa di incidente gravi, penso che in parte si possa assumere come caratteristica in quanto più inclini alla prudenza piuttosto che amanti del rischio. Le statistiche però dicono che gli uomini siano più attenti nelle manovre e nel calcolo delle dimensioni dei mezzi, per esempio. Ci sono sempre più di frequente donne che si appassionano alla guida e ai motori mentre prima era considerato un ambiente prettamente maschile. Perciò penso che ormai la distinzione andrà via via a cessare definitivamente.

  • C’è qualcosa che secondo te un uomo è più portato a fare bene alla guida?

Serena: – Non credo che essere o meno portati per la guida sia nella differenza di genere, ma solo nell’approccio mentale che ognuno ha quando conduce un mezzo di qualsiasi forma e dimensione. Purtroppo quando si parla di questi argomenti è automatico scivolare in luoghi comuni e generalizzare secondo quelli che sono i canoni ad oggi condivisi dalla maggioranza, ma ognuno di noi ha una sua identità e un suo bagaglio di esperienza.

Se dovessi pensare secondo quello che è il mio vissuto, gli uomini se la cavano meglio nei parcheggi, e le donne nel riempire la macchina con acquisti di shopping compulsivo…. Scherzi a parte, gli uomini le manovre delicate.

Simona: – Credo che nel guidare un’auto, un discorso a parte va fatto per la moto, non essendo una questione “fisica”, con una stessa formazione sia l’uomo che la donna non abbiano differenze nel gestire un veicolo.

Chiara: – I parcheggi a S e la retromarcia, gli uomini hanno più manualità e destrezza in questi tipi di manovre. Mi viene in mente la pubblicità della Porche in cui la donna sta guidando e l’uomo le chiede per tutto il tragitto di poter guidare lui, la donna ovviamente risponde di no, arrivati a casa scende dall’auto lanciando le chiavi a lui e dicendogli di parcheggiare.

Martina: – Sono dell’idea che a livello fisiologico l’uomo nasce con più propensione alla sfida del rischio, per natura, mentre la donna cresce con un istinto di conservazione maggiore. Questo non implica una maggiore capacità alla guida di un genere rispetto all’altro, tutt’altro. Solamente una platea superiore di uomini a cui piacciono motori e affini vedendoli perfino come piacere e hobby: gli uomini tendono quindi a capire i meccanismi di funzionamento e passano più tempo a prendere confidenza con i vari mezzi.

  • E una donna?

Serena: – Forse le donne hanno meno la tendenza a diventare aggressive nel traffico cittadino e sono meno soggette al fenomeno della Road Rage.

Simona: – Secondo me la sensibilità è soggettiva, varia da individuo a individuo, indipendentemente dal genere.

Chiara: – Una donna mentre guida riesce anche a truccarsi, ma non è il caso di dirlo.

Martina: – In linea di massima dalle donne la guida viene vista più come uno strumento per un fine, perciò sono più controllate.

  • Qual è il tuo approccio personale alla guida?

Serena: – Il mio, più che approccio alla guida, è un vero e proprio stile di vita. Sono sempre stata affascinata da quella che è l’arte della conduzione dei mezzi, tanto da spingermi a cercare di collezionare tutte le patenti che potevo. Ho fatto di tutto per farne un lavoro, che ho conquistato facendomi largo in un mondo tipicamente maschile.

Simona: – Il mio modo di guidare è in base alla mia formazione da istruttrice di guida sicura, quindi: valutando il mio stato psicofisico, andando a conoscere il veicolo che sto guidando e prestando attenzione il più possibile all’ambiente che mi circonda. Consapevole dei rischi che corro ogni volta che scelgo come condurre un veicolo.

Chiara: – Il mio approccio alla guida è corretto e sicuro, anche grazie al corso di guida sicura Automobili, che mi ha aiutato ad acquisire più tranquillità durante la guida.

Martina: – La guida per me è un momento di relax, una passione oltre che un lavoro. Lo stereotipo della donna titubante e insicura è presente e diffuso, infatti facendo l’autista-soccorritore in ambulanza mi è capitato spesso di trovarmi con persone da soccorrere che vedendomi alla guida fossero incredule e a volte perfino spaventate. Nonostante poi si siano scusate o magari complimentate. Questo sicuramente è uno stimolo maggiore a dimostrare che non ci sono reali differenze.

E tu cosa ne pensi? Sei d’accordo? Se vuoi dire la tua, SCRIVICI! A presto!

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