Sui circa settemila i chilometri della rete autostradale italiana e delle principali strade di grande comunicazione, gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 24 anni. Ecco perché è il momento di parlare di rischio stradale.
Ogni giorno le nostre strade sono sottoposte a monitoraggio anche attraverso sistemi di videosorveglianza, tutor telematici e tecnologie d’avanguardia, applicate al rilevamento della velocità e delle infrazioni con lo scopo di assicurare un livello di efficacia sempre più accentuato nell’operatività quotidiana (Ministero dell’Interno). Nonostante ciò, gli incidenti stradali rappresentano un grave problema di Sanità Pubblica, oltre ad essere una causa inaccettabile di mortalità per ancora troppe categorie di utenti della strada, tra cui i lavoratori.
La sicurezza stradale per certi versi è ancora un’utopia.
Ma cosa si intende per sicurezza stradale?
Con questa definizione racchiudiamo l’idea di un’azione su più fronti, un approccio multidisciplinare volto a garantire e privilegiare politiche di prevenzione e attività di controllo a tutela dell’incolumità delle persone che viaggiano, per ridurre sempre più numero e conseguenze dei sinistri stradali.
È ovvio che la sicurezza stradale sia un fatto molto importante per la salute di un Paese, ed anche un indicatore di benessere ed efficienza delle infrastrutture. Entrando la strada a far parte delle nostre vite su più fronti, da quello personale a quello professionale, è fondamentale che vi sia la volontà e l’attenzione a incrementare sempre più il suo livello di sicurezza, attuando strategie volte ad ampliare prevenzione e controllo.
La sicurezza del conducente diventa essenziale anche nel caso di chi per lavoro guida un veicolo aziendale. Secondo le statistiche, i conducenti di veicoli aziendali sono soggetti a un tasso di incidenti e vittime superiore del 50% rispetto ai conducenti “privati”. Un dato allucinante!
Secondo il Piano regionale della prevenzione, Regione Emilia Romagna – per fare un esempio –, “Il DPCM 12 gennaio 2017 definisce la promozione della sicurezza stradale un LEA e conseguentemente gli interventi finalizzati alla promozione della salute in questo ambito costituiscono prestazioni sanitarie che devono essere garantite alla popolazione.
I dati disponibili, nazionali e regionali confermano la gravità del fenomeno dell’incidentalità stradale: nel 2021 si sono verificati complessivamente in Italia oltre 150.000 incidenti stradali con 2.875 vittime e conseguenze economiche stimate al
0.9% del PIL Nazionale. Considerando specificatamente la realtà lavorativa emerge anche qui la rilevanza dell’incidentalità stradale, sia in termini di infortuni, sia in termini di eventi mortali, a fronte di un trend in diminuzione degli incidenti avvenuti in ambiente di lavoro ordinario: i dati INAIL attestano che nel 2021 gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 349.643, il 17,5% (61.188 infortuni) dei quali avvenuti “fuori dell’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel percorso di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. I numeri diventano ancor più drammatici se si analizzano
gli eventi con esito mortale: i dati INAIL raccontano che gli infortuni mortali avvenuti su strada in Italia nel 2021 rappresentano il 43,5% del totale dei morti sul lavoro”.
È evidente che la strada presenta dei fattori di rischio, che vanno opportunamente conosciuti per imparare a prevenirli. Il rischio stradale è una cosa seria, purtroppo.
Quali sono i suoi fattori di rischio?
In generale, un fattore di rischio è un elemento connaturato a una data situazione, capace di renderla “pericolosa” per chi vi si trova. In merito agli incidenti stradali, i fattori che possono contribuire a far verificare un sinistro sono diversi, e si possono catalogare in 3 grandi categorie: uomo, veicolo e infrastruttura. Ognuna di queste 3 variabili interagisce continuamente con le altre, in un equilibrio dinamico ma passibile di cambiare in maniera imprevista, poiché ciascuna presenta degli elementi incontrollabili, come ad esempio la componente ambientale.
Volendo elencarli in una casistica generale, potremmo dire che i fattori responsabili del rischio stradale sono:
- distrazione alla guida, soprattutto uso del cellulare alla guida;
- eccesso di velocità;
- cattivo stato di segnaletica e infrastrutture;
- eventi atmosferici;
- stanchezza fisica o psicologica;
- assunzione di sostanze non compatibili con la guida;
- manutenzione carente del veicolo;
- assenza di formazione
Per quanto riguarda la variabile uomo, che è poi quella più importante, potrebbe essere a ragione considerata quella sulla quale si può maggiormente agire. Mentre come singoli non abbiamo le capacità per controllare lo stato delle infrastrutture, e men che meno influire su un evento atmosferico, possiamo invece agire su noi stessi addestrandoci ad attuare i comportamenti sicuri e a evitare quelli imprudenti.
Restringiamo il campo al conducente: i fattori di rischio legati allo stato psicofisico del guidatore sono classificabili a loro volta in 4 elementi molto rilevanti sulla guida in quanto responsabili di alterazioni anche importanti dello stato di attenzione e di concentrazione del conducente, l’alcol, gli stupefacenti, i farmaci e le malattie.
Il conducente può inoltre tutelarsi attraverso opportuna formazione, come ad esempio il corso di guida sicura.
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Il corso di guida sicura può essere scelto sia a titolo privato, per accrescimento personale, per elevare il proprio livello di abilità e sicurezza alla guida divertendosi e passare una bellissima giornata, sia a titolo aziendale. Sempre più aziende infatti scelgono questo tipo di formazione per tutelare i propri dipendenti, garantire il miglior utilizzo possibile della sede stradale e del veicolo guidato, creare coesione tra i lavoratori e poter aggiornare correttamente il DVR.
Soprattutto per i dipendenti delle aziende e imprese che nel loro business utilizzano la sede stradale (commercio, trasporti), la guida del veicolo diventa la quasi totalità del lavoro e la sede stradale il luogo di lavoro, perciò prevedere nel DVR (o Documento Valutazione Rischi) anche il rischio stradale è doveroso, e si rende anche necessario occuparsi di definire il problema valutazione rischi connaturato alla sede stradale, sempre ammettendo che i fattori di rischio comprendono il comportamento e lo stato psicofisico del conducente, le condizioni e la sicurezza dei mezzi di trasporto, lo stato delle strade e, per quanto riguarda certi lavori, anche i rischi legati al trasporto di prodotti pericolosi. E quindi, quali potrebbero essere le politiche per il processo di gestione del rischio?
“Un buon programma di riduzione incidenti parte sempre dall’ impegno della leadership esecutiva, che definisce la sicurezza anche stradale come una priorità assoluta. La necessità di fornire efficienza e qualità anche nell’erogazione dei servizi deve sposare logiche di sicurezza e salute di tutti i dipendenti” (Azienda Digitale, “Guidare per lavoro e gestire i rischi stradali: dalla formazione alle valutazioni predittive”).
Secondo il Ministero dell’Interno, “prevenzione e controllo possono interrompere anche il cosiddetto ‘paradosso del giovane guidatore’, per il quale una condotta di guida imprudente e senza conseguenze rafforza la convinzione di essere immune dai rischi”.
Se le cose stanno così, prevenzione e controllo mettiamoli in atto.
Come?
- Con la guida anticipativa. La guida predittiva, anche detta anticipativa, è una modalità che ci consente di anticipare i pericoli con uno stile di guida basato su un migliore utilizzo del campo visivo. Con lo stesso termine si possono anche intendere sistemi integrati di guida assistita volti a anticipare al conducente ciò che incontrerà su strada, mettendolo nelle condizioni di non essere preso alla sprovvista.
- Con la guida sicura. La guida sicura è una delle migliori risposte al problema del rischio stradale e influisce sia sui comportamenti privati che sulla gestione delle flotte aziendali perché, applicando i criteri della conoscenza tecnica del veicolo che si conduce e della consapevolezza alla guida, il corso di guida sicura porta alla riduzione del rischio di incorrere in un incidente stradale, tendendo a eliminare le distrazioni e gli “errori”, come il ricorso a una scorretta posizione di guida o il mancato rispetto della distanza di sicurezza, oltre a garantire l’acquisizione delle corrette tecniche per non perdere il controllo del proprio veicolo.
I programmi di formazione alla guida che hanno risultati più apprezzabili in termini di riduzione dei sinistri e prevenzione dal rischio stradale sono i programmi che hanno tempi lunghi, cioè non azioni singole ma la messa in pratica di formazioni continuative nel tempo, misure di prevenzione e monitoraggio da attuare con l’aiuto di programmi specifici.
Cosa ne pensi? Altre idee per contribuire a ridurre il rischio stradale? Scrivicelo nei COMMENTI. Alla prossima!
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